Ok, oggi come promesso post utile (speriamo) su Trapani.
Non si capisce perché ma questa città non è molto conosciuta e questa è la sua storia sfigata di sempre! Sarà perché quel VIP di Goethe non ne parla?
Vai sui blog e parlano sempre degli stessi 3 posti: Taormina, Siracusa e Palermo, dove finisce la Sicilia occidentale in pratica. Per carità , sono bellissime, ma che senso ha vedere tutti le stesse cose?
QUI vi scrivevo cosa mi piace di questa città invisibile e su questo post vi riporto una mini city walk da fare in un giorno a Trapani. Tempo addietro feci una serie di ricerche per una city walk per un altro blog e ho scoperto che al di là dei miei sentimentalismi questa città è davvero un piccolo gioiello e non lo dico solo io che son di parte ma me lo dicono tutti quelli che la vedono, sorpresi. Ci sarà un motivo, no?
Trapani vale bene una giornata o anche un weekend se volete far le cose con calma.
In realtà Trapani può essere anche una buona base dove dormire per poi visitare molti luoghi della Sicilia occidentale ma per oggi vi scrivo solo una passeggiata per immergervi nel centro storico di questa città piccola e carina, che da brava città siciliana vanta un po’ di Medioevo, tanto Barocco ma di quello che non fa male agli occhi e Liberty a sorpresa, nelle scale viste di nascosto e nei sopraporta di case anonime. Si sciala tra due mari e ti corrompe con gioielli di corallo e ricami e graffe ripiene di ricotta. Alè!
Questa passeggiata è lunga circa 5 km, si può fare a piedi o in bicicletta perché il centro storico di Trapani non è intasato di macchine e può durare mezza giornata o una giornata intera, dipende da quanto vi piace fare le lucertole al sole.
La facciamo iniziare dal porto di Trapani, dal B&B Belveliero, ad angolo tra Via Ammiraglio Staiti, dove si trovano tutte le principali fermate dell’autobus e l’imbarco degli aliscafi per le isole, e la Via San Cristoforo. Un buon punto strategico da cui arrivare/partire e un bel posto in cui svegliarsi la mattina con la vista sul mare 🙂
1. Scoprire Andrea della Robbia nella Chiesa di Santa Maria del Gesù
E’ una chiesa a tre navate, con il tetto a carena rovesciata e i colori del sale e della terra. Le colonne nude e la luce soffusa ne fanno una chiesa semplice e raccolta, giusto alcune travi contengono un pizzico di ricchezza nelle iscrizioni in madreperla (io sono cieca e non le vedo?).
L’unica nota di colore si trova in fondo alla navata destra ed è la Madonna degli Angeli di Andrea della Robbia, il più famoso ceramista toscano del ‘400, diffusore della terracotta invetriata policroma. Le sue opere sono sparse in molte chiese e palazzi della Toscana e dell’Umbria ma a quanto pare questa Madonna è una delle sue opere più belle.
2. Le contraddizioni di Piazzetta Saturno
A prima vista può sembrare una normale piazza, in realtà è uno strano miscuglio di sacro e profano.
A sinistra c’è una delle chiese più antiche di Trapani, la chiesa di Sant’Agostino, una vera araba Fenice. Nata nel 1101 come cappella dei Cavalieri Templari, fu ampliata, modificata, chiusa, aperta, distrutta, ricostruita. Di originale ha solo la facciata a capanna e il rosone in stile chiaramontano.
A lato della chiesa c’è la fontana di Saturno, che in età pagana era la divinità protettrice di Trapani. Fu un regalo alla città da parte della famiglia Chiaramonte, molto potente e influente nel ‘400. I loro membri assunsero cariche ovunque in Sicilia e di conseguenza l’isola è piena di castelli in stile “chiaramontano”.
Ma c’è un terzo elemento nella piazza che di chiaramontano non ha niente. Ci sono palazzi con negozi d’abbigliamento molto lussuosi e dei balconi strani. Le ringhiere hanno una forma…inusuale, sopratutto se pensiamo di essere di fronte ad una chiesa. Osservate bene e capirete che cosa c’era prima in quel palazzo!
3. Segui le stelle sulla Torre Oscura e troverai caramelle dal sapore vintage
Via Torrearsa e Corso Vittorio Emanuele sono due delle strade più belle per passeggiare oltre ad essere piene di negozi. Prima di continuare per il Corso date un’occhiata veloce all’orologio astronomico sulla Torre Oscura, subito dopo il Palazzo Senatorio con i due orologi sulla destra.
La Torre Oscura è l’unica rimasta delle quattro torri d’avvistamento costruite in epoca cartaginese (mica ieri) e ricostruita nel XIII secolo da Giacomo d’Aragona. Ospita la porta più antica della città e l’orologio astronomico, formato dal Quadrante del Sole e dal Lunario.
Se volete fare un acquisto grazioso e vintage passate sotto la porta, troverete un negozio colorato dove fanno ancora le caramelle a mano. Tocchetti di zucchero croccante al sapor di carruba, fragola o menta da far cariare i denti al sol pensiero. Si trova lì da decenni, mia nonna ci portava mia madre a comprare le caramelle alla carruba, tagliate sul ripiano di marmo e incartate ad una ad una. La tradizione continua, da entrambe le parti.
4. Godersi il passìo sulla Rua Grande
A questo punto potete proseguire per l’antica “Rua grande” della città, Corso Vittorio Emanuele. Questa strada, Via Torrearsa e Via Garibaldi sono considerate le tre grandi strade del “passìo”, del passeggio, di Trapani dal 1200.
Quando è assolata restituisce colori luminosi e brillanti che mettono di buon umore. Tanto bianco, giallo e pietra, teste scolpite di emeriti sconosciuti, riccioli di ferro battuto e gerani rosa. Di mattina è frequentata ma non caotica, si sente lo scalpiccio dei passi, le risate e i saluti dei vecchietti e dei negozianti che si incontrano ogni giorno, perché per fortuna è una strada chiusa al traffico.
Potete comunque scoprirla in bicicletta in allegria e sopratutto con calma, dopotutto siete in Sicilia, l’Isola della Gioia, quindi godetevela e scaldatevi al sole come lucertole felici (mi raccomando non ad agosto alle 11 del mattino).
5. Gli stucchi al Collegio dei Gesuiti
I soldi non faranno la felicità ma qualche sfizio te lo fanno levare, anche se sei gesuita. Il prospetto di questa chiesa si fa fotografare. Ai tempi costò parecchio ai Gesuiti che poterono permettersi tanto sfarzo grazie alle ingenti donazioni per il progetto educativo del loro collegio.
Anche l’interno è molto bello, decorato con grandi quadri di stucco bianco e oro e rappresentazioni bibliche. Li fece Bartolomeo Sanseverino, allievo di Giacomo Serpotta, lo scultore palermitano campione nell’arte dello stucco nel tempo in cui il pomposo barocco perdeva posizioni davanti al leggiadro rococò.
Il tripudio di fogliame, puttini e arabeschi in marmo incastrati a mosaico potrebbero risultare pesanti per le persone dai gusti semplici ma affascina ammirare la pazienza e la fantasia degli scultori seicentisti. Gente che si alzava la mattina per andare a scolpire un angioletto da incastrare tra altri 3000, che magari non si vede in questo casino ma metti che l’occhio cade proprio su quello? Che figura ci facciamo?
Faceva parte del grande complesso gesuitico anche il Liceo Classico Ximenes che vedete accanto. Se vi va potete entrare giusto per apprezzare il bel chiostro barocco interno.
6. Comprare i tesori ricavati dal sangue di Medusa
Nelle Metamorfosi Ovidio scrisse che il sangue di Medusa, decapitata da Perseo, pietrificò alcune alghe colorandole di rosso. Fu così che nacque il corallo.
La lavorazione del corallo è tipica dell’artigianato trapanese e una tradizione molto antica. Gioielli, presepi, boccali, piccoli scrigni incrostati, arazzi ricamati con perline sanguigne, non so chi potrebbe mettersi in casa qualcosa del genere, perché alcuni sono davvero opulenti. Tra Via Torrearsa e Corso Vittorio Emanuele sono molti i negozi che vendono oggetti in corallo, alcuni dal prezzo proibitivo, altri dall’aspetto barocco, ma altri ancora a prezzi contenuti e sopratutto in uno stile che non vi faccia sembrare una Madonna quindi se volete portarvi un ricordo particolare o fare un regalo più raffinato invece della solita calamita, perché no?
7. L’arte fiamminga alla Cattedrale di San Lorenzo
Fu edificata per volere del re Alfonso il Magnanimo nel 1421.
Da qui non potete vederle bene ma dalle terrazze del centro storico è facile riconoscere la cattedrale per via della cupola ricoperta da maioliche verdi che brillano al sole e i quattro cupolini ai lati.
Grazie alle finestre della grande cupola e alla sua altezza è una chiesa molto luminosa e chiara, dentro vi sono contenute diverse opere di importanti artisti fiamminghi come Van Dyck e Geronimo Gerardi.
Una bella occasione per vedere la cattedrale è la vigilia del 7 agosto, per Sant’Alberto, il patrono di Trapani. La statua di sant’Alberto viene portata su un carro trainato dai devoti in giro per il centro storico e poi si ferma qua dove si celebrano le messe in suo onore.
8. Vedere i Misteri nella Chiesa del Purgatorio
Costruita alla fine del 1600, il suo prospetto è una delle opere più belle dell’architetto trapanese Giovanni Biagio Amico, la cui biografia sembra scritta da Dickens.
Nato povero, entrò in questa chiesa da semplice sagrestano riuscendo poi, da autodidatta, ad assumere le competenze di architetto, ingegnere e teologo fino a ricoprire alte cariche ecclesiastiche e civili. Quando ne ebbe la possibilità Giovanni decise di abbellire quella chiesa dove trovò i mezzi per studiare e il risultato è questa facciata ricca ma non eccessiva, con i 12 apostoli presi da varie incombenze sparsi su tutto il prospetto svettante verso il cielo.
E’ anche la chiesa da cui il Venerdì santo escono i 20 gruppi scultorei dei Misteri che rappresentano la Passione di Cristo, in una processione molto suggestiva che dura fino al sabato successivo. Se non potete venire per il Venerdì Santo non fa niente, perché i Misteri vengono custoditi qui dentro per il resto dell’anno. In fin dei conti non è male vederli tutti poggiati così, nella silenziosa luce mattutina che diffonde tra le navate.
9. Guardare un concertino davanti una libreria Liberty
Andando più avanti, tra gli ombrelloni e i tavoli dei bar disseminati per la strada, troverete sulla sinistra una bella libreria, la Libreria del Corso, al numero 61, che si merita una foto perché ha una facciata Liberty che può passare inosservata dai più distratti e una bella sosta perché spesso organizzano piccoli concerti all’aperto di artisti locali, la mattina o il pomeriggio, e potreste essere fortunati e beccarne uno.
10. Prenotare il pranzo (o la cena) a base di carne ai Grilli
Anche nella città del pesce è possibile trovare della carne sopraffina. Al numero 69 troverete la braceria “I Grilli” e il suo proprietario Renato.
Vi sedete dentro ed è bello per il contrasto tra arredamento moderno e tufo antico, ti siedi fuori e ci sono i mascheroni del bel palazzo barocco accanto. Questa è una bella tappa per un pranzo a base di carne e per assaggiare i formaggi e salumi siciliani. Avete presente il salame di suino nero dei Nebrodi? O quello con il pistacchio? Vogliamo aprire la parentesi degli spiedini trapanesi?
C’è una carta dei vini ricchissima ma io vi dico che il Syrah in Sicilia ha trovato la sua terra e il Nero D’avola se non lo bevete qui dove potreste apprezzarlo come si deve? Se avete dei dubbi fatevi consigliare da Renato, un padrone di casa raffinato e gentile.
11. Rinfrescarsi con un succo di frutta da Elipao
Frullateria un po’ hipster un po’ bohemien per prendersi una pausa rinfrescante con un succo di vera frutta o un’insalata seduti sul marciapiede fresco davanti a un locale piccolo e tanto tanto carino 🙂
12. E se vieni a Trapani devi trovare spazio per il couscous di pesce e la pizza rianata
Io lo so che continuo a parlare di mangiare ma mi piace condividere quello che so e insomma, non dico che se vieni in Sicilia e non mangi che ci vieni a fare ma quasi 😀
Sono diversi i locali dove amiamo mangiare e che vi posso consigliare, quindi cominciate a prender nota.
Andate più avanti scendendo per il Corso, fino a Piazza Jolanda. Al numero 191 troverete il ristorante Antichi Sapori, i loro piatti forti sono tutti i primi e il cuscus a base di pesce, il piatto bandiera trapanese, con la zuppa di pesce o i calamari in porzioni pantagrueliche _ (ve ne parlo QUA)
Al numero 193 si trova invece la pizzeria Jolanda, una delle migliori del centro storico. Se proprio volete fare un’esperienza trapanese completa prendete la pizza rianata: aglio, pangrattato e acciughe e una bella birra ghiacciata.
13. Sentire la musica portata dal vento e sbirciare dentro un palazzo antico
In realtà questa passeggiata potrebbe iniziare anche da Via Sant’Anna, dopo aver fatto le colazioni con me al B&B Granveliero, al numero 41.
Pur essendo in pieno centro storico questa è una zona molto tranquilla ed è bello cominciare a spostarsi dalle strade principali a quelle più nascoste e silenziose. Chi fa jogging prende sempre da qui perché è una via tranquilla, si sentono solo i gabbiani e le onde del mare vicinissimo ma che potete sentire soltanto perché non c’è l’ingombrante presenza dei clacson. A volte si sentono i musicisti che vivono nei paraggi fare le prove e il vento porta il suono di una tromba.
Qui tutti lasciano le finestre aperte per far entrare la frescura e il silenzio e potrebbe capitarvi di sbirciare dentro il palazzo dove passo tutti i giorni di primavera, estate e autunno. Giovanni ha voluto mantenere il più possibile l’identità originaria di questa casa degli anni ’20, ha conservato tutti gli affreschi sui tetti e i pavimenti e le vasche in pietra. Anche se non alloggiate qua se passate a trovarmi mi fa piacere 🙂
14. Un portone misterioso
Andando qualche metro più avanti vi imbatterete in un misterioso portone barocco, quel che resta della piccola chiesa di Santa Lucia.
Non so cosa ci sia dentro e nemmeno lo voglio sapere, per non rovinarmi il ricamo di fantasia che ci faccio sopra ogni giorno. Le porte aprono sui mondi ed è bello immaginarsene uno diverso ogni volta.
Santa Lucia fu una martire siracusana a cui vennero cavati gli occhi e che viene festeggiata il 13 dicembre, giorno in cui non si mangia né pane né pasta per ricordare la carestia del 1646 terminata con l’arrivo provvidenziale di una nave carica di grano. Per un siciliano ricordare una carestia con il digiuno è inconcepibile quindi hanno convertito la ricorrenza ne “Il giorno in cui ci si sfonda di arancine” (che tanto son fatte di riso, quindi VALE)
A Trapani Santa Lucia era anche la protettrice dei pescatori di corallo. Il corallo non venduto sulle banchine del porto veniva ammassato nella chiesa di Santa Lucia e i compratori trapanesi e forestieri potevano scegliere e comprare tra le varie merci.
15. Un mare di complimenti al mercato del pesce
Appena varcato il cancello sarete assaltati dal vociare e le ragazze potranno sentirsi rivolgere un buffo “Mie belle signorine, comprate le mie sardine!” ed essere ammirate dagli sgombri, da gamberi e dalle seppie.
Potete arrivare al mercato del pesce anche girando a caso per le piccole viuzze, dove in estate non è inusuale imbattersi in gruppi di pescatori che riparano le loro reti, in fondo questa era ed è ancora la zona dei pescatori e degli armatori.
16. Il Castello cartaginese della Colombaia
A che siete in zona potete farvi una passeggiata nel silenzio del porto peschereccio e farvi frullare un po’ i capelli dal vento.
Tra le barche e il mare potrete vedere (e, se beccate una giornata del F.A.I, visitare) il Castello/fortezza della Colombaia, circondato dalla bassa marea. Secondo la leggenda fu costruito dagli uomini in fuga da Troia in fiamme nel XIII secolo a.C. ma in realtà è una fortificazione risalente alla prima guerra punica.
Si chiama così perché quando fu conquistata di Romani, l’isoletta divenne sede del culto di Venere e fu popolata dalle colombe sacre alla dea, che venivano anche usate per comunicare con la terraferma.
Fu una prigione fino al 1965 e poi venne abbandonata. Qualcuno ha il fegato di raggiungerla a colpi di remi su una barchetta, tanto l’acqua è bassissima.
17. Liberty in mezzo al mare
Esattamente dall’altra parte c’è il Villino Nasi, proprio in mezzo al mare, quindi non oso immaginare la disperazione di chi puliva i vetri delle finestre.
E’ una casa museo in stile Liberty visitabile, apparteneva a Nunzio Nasi, ministro trapanese del Regno d’Italia. Gli interni sono affrescati e gli arredi originali e il custode si offre volentieri di farvi da guida. L’ingresso è totalmente gratuito e si possono scattare foto.
La parte più bella è la terrazza naturale sul mare, che qui è ovunque ti giri. Il giardino non è molto curato ma ci sono tante panchine che resuscitano l’anima contemplativa ed è comunque un posto molto romantico.
18. Il Museo alla Torre di Ligny e un bagnetto all’improvviso
Un’antica torre costiera posta all’estremità occidentale della città, proprio tra il Mar Tirreno e il Mar Mediterraneo. Eretta nel 1671 per difendere la città dai corsari ottomani e nordafricani che imperversavano per queste coste,i tufi con cui fu costruita provengono dall’isola di Favignana, dove una volta c’erano numerose cave.
Dentro si trova un piccolo museo di preistoria e archeologia marina, visitabile al costo di 1 € . Ci sono elmi e anfore di epoca punica e romana (III° sec. a.C.) e diversi manufatti e utensili che ricordano la preistoria di Trapani.
La visita vale la pena sopratutto per la terrazza da cui potete ammirare tutta la città vecchia e sentirvi dei sovrani in mezzo al mare, la vista è davvero mozzafiato, in qualsiasi stagione. Ritrovarsi in un quadro blu, tutto blu, sopra, sotto, dietro, davanti è una sensazione che dà le vertigini e vorresti avere le ali per spiccare il volo.
Se volete trovare un posto dove sedervi per guardare il tramonto percorrete il perimetro della torre e godetevi il tripudio di rosa e arancioni.
Se poi ai lati della strada che porta verso la torre vedete gente che fa il bagno e vi viene improvvisamente voglia, ripercorrete la strada al contrario e girate alla prima traversa sulla sinistra. Scendete le scale, girate di nuovo e preparatevi il costume.
19. La granita da Liparoti
Una volta scese le scale potete invece girare a destra e seguire il mare. Arrivati quasi alle mura antiche fermatevi a prendere il gelato da Liparoti, il più buono della città. Il signor Liparoti si è classificato al 9° posto come miglior gelatiere d’Italia e a ragione. Ve ne parlo QUA.
20. Le Mura di Tramontana
Furono erette come fortificazione durante la dominazione spagnola del ‘500.
Qui la gente viene a correre, a passeggiare, a guardare le stelle. A volte, la sera, organizzano delle danze popolari e dei piccoli concerti che coinvolgono tutti i passanti.
Le mura di Tramontana sono lunghe circa un chilometro ma una passeggiata sotto le stelle da queste parti può durare un bel po’.
Sotto le mura c’è una piccola spiaggia facilmente raggiungibile e poco frequentata. Oltre ai pochi bagnanti potreste incontrare dei vecchietti seduti a un piccolo tavolo di legno scrostato messo all’ombra delle mura, intenti a giocare a carte o a parlare animatamente. Quel tavolo e quelle seggiole verranno probabilmente lasciate lì durante la notte e non stupitevi se il giorno dopo le ritroveranno. Qui lo capisci se le sedie sono state buttate via o se sono solo posate temporaneamente.
21. Comprare un giocattolino carino degli anni ’50
Sulle mura, a metà percorso vedrete una scalinata sulla destra. Se vi interessa l’antiquariato a prezzi accessibili scendete e troverete una botteguccia ad angolo che espone gli oggetti più disparati. Orci antichi, setacci, tanti giocattoli degli anni ’40 e ’50, una volta avevano pure una tuta da palombaro.
E’ facile da riconoscere per tutte le cianfrusaglie carine in bella mostra e per il gruppo di vecchietti seduti in cerchio lì davanti a parlare. Dopo una certa età non vanno più al mare.
Continuando invece sulle Mura, oltre la ex Piazza Mercato del pesce, ci sono diversi km di spiaggia libera e di lidi attrezzati se vi interessa.
22. La passeggiata nobile in via Garibaldi
Anche qui in passato si è tenuto un concorso tra i nobili della città per avere il palazzo più bello, sopratutto nel XVIII° secolo.
Il primo è il Palazzo Burgio dei Baroni di Xirinda (famiglia che tra gli antenati contava ascendenze arabo-normanne risalenti al 1100, gente che faceva le Crociate e un santo) dal portale gigante alle bifore di diverse dimensioni in stile un po’ moresco, questo edificio cinquecentesco è uno dei più belli della via.
Più avanti c’è il Palazzo del Barone Giardino, un pizzico di Andalusia in un tripudio di barocco siciliano. Infatti i balconi in pietra traforata e i delicati fiori sopra le finestre sono in stile mudéjar, lo stile arabo tipico di Siviglia.
Se invece non ne avete abbastanza di putti, festoni e seni al vento c’è il Palazzo Milo, sede di un piccolo museo della stampa tipografica ma sopratutto di un cortile interno molto carino. Ci sono gli uffici della Soprintendenza Beni Culturali ma se chiedete gentilmente di entrare per fare una foto al cortile non vi diranno di no.
23. La Cappella dei Crociati
A metà di Via Garibaldi c’è la Salita San Domenico, una scalinata che si arrampica sull’unica piccola collina cittadina che porta fino alla chiesa omonima. In epoca precristiana sorgeva in questo punto un tempio dedicato al dio Saturno, poi sostituito dalla Chiesa di san Domenico (ovviamente).
Fu per secoli cappella reale ed è la tomba di diversi re sconosciuti ai più. La più importante è però la piccola bara lignea alla destra dell’altare, dove si trova il corpo di Manfredi, il figlio di re Federico III d’Aragona morto a 12 anni cadendo da cavallo.
L’interno della chiesa non è niente di che, è molto semplice ma dentro vi è custodito un crocifisso ligneo abbastanza brutto e famoso perché ritenuto miracoloso (ovviamente 2).
Tutta colpa di un bambino di nome Rocco. Durante la carestia Rocco chiese del pane alla madre, la quale, non avendo nulla da offrirgli, gli suggerì ironicamente di chiedere il pane a quell’uomo sulla croce dentro la chiesa di San Domenico. Rocco, fidandosi della madre, così fece e…ricevette il pezzo di pane dalla statua! E altri giurarono e spergiurarono di aver visto il braccio della statua schiodato dalla croce.
Non so se il miracolo fosse vero o se Rocco fosse un bambino birichino nonostante la fame ma so che a sinistra del crocifisso c’è una una porticina che porta dietro l’abside e fa scoprire una ben più interessante cappella trecentesca ancora parzialmente affrescata, la Cappella dei Crociati. Se non riuscite a trovarla chiedete ai custodi, saranno lieti di condurvici.
La piazza di fronte la Chiesa è anche uno dei luoghi d’incontro della movida trapanese di sera.
24. Chi cerca i krapfen trova le graffe
Pensando a Rocco e alle carestie comincerete ad avere di nuovo fame, quindi direi di andare in Via Gatti, alla pasticceria Rinascente (che sembra uscita da un film degli anni ’50 tanto è vintage) e di mangiarvi una graffa appena fatta.
Chiamasi graffa una frittella tonda e gigante tagliata in due e riempita di morbida ricotta zuccherata puntellata di gocce al cioccolato. Se non volete appesantirvi troppo prima di pranzo o di cena potete dividerne una in due ma sono così buone che poi dovreste dividerne un’altra.
25. Musica dal barone Todaro y Osorio
Palazzo Todaro si trova in Via San Francesco di Paola numero 5 ed è la sede dell’Ente Luglio Musicale Trapanese.
Venne fatto costruire da don Benedetto Todaro y Osorio, un barone spagnolo venuto in Sicilia nel XVII secolo. Lo riconoscerete per il gran portone nero ricamato e i balconi dalle balaustre ciccione. Se trovate il portone aperto entrate tranquillamente e salite la scalinata. Ci sono solo tre stanze aperte al pubblico ma è pur sempre un’occasione per visitare un’antica dimora nobiliare trapanese con gli arredi ancora originali e i tetti affrescati.
Come vi dicevo è la sede di un’associazione culturale che si occupa di musica e teatro che ogni estate presenta un programma di opere liriche niente male, rappresentate alla Villa Margherita, un parco a poche centinaia di metri da qui. Se siete degli appassionati melomani e venite a luglio andare a sentire Verdi tra gli alberi e la leggera calura estiva potrebbe essere un’esperienza molto piacevole.
26. La Giudecca
Tappa velocissima che viene di passaggio perché tanto il palazzo Ciambra, alla Giudecca, costruito da una famiglia di banchieri ebrei alla fine del ‘300 è tuttora un’abitazione privata. Potete comunque guardare il bugnato a punta di diamante e gli ornamenti in stile plateresco, uno stile architettonico spagnolo molto ornato e fatto a imitazione dei lavori di argenteria (in spagnolo “plata” appunto).
Del quartiere ebraico vi è rimasto solo questo anche se a Trapani risiedeva la seconda comunità ebraica più grande della Sicilia.
Si dice che quando gli ebrei arrivarono qui trovarono un popolo più tirchio di loro. Non so se sia vero ma i trapanesi per essere tirchi so’ tirchi.
27. Pranzo alla trattoria del Corso
Potete uscire dal quartiere ebraico e andare in Corso Italia, dritti dritti alla Trattoria del Corso del signor Puccio, mangiare gli spaghetti con gli anemoni di mare o provare le tipiche busiate, ovvero riccioloni di pasta fatti con un ferro sottile, con il pesto alla trapanese, rosso, aglioso e buonissimo (e vegan se vi interessa) accompagnare tutto con un vino Inzolia paglierino e finire con una crema di mascarpone e amaretti da sturbo!
Oddio, ma davvero ho finito questo post? 😀
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